Il Libro. Parole dagli scritti di Mère e Sri Aurobindo (Italian)

Il Libro. Parole dagli scritti di Mère e Sri Aurobindo

Il Libro

Parole dagli scritti di Mère e Sri Aurobindo

Questo è stato il primo libro in lingua italiana sulle opere di Sri Aurobindo e Mère, comparso nel 1972 ed oggi completamente esaurito. Approvato dalla Madre, che ne ha manoscritto il titolo, viene riproposto dalla Comunità Aurora del Centro Sri Aurobindo e Mère che provvede alla sua stampa nel 1998 in formato cartaceo.

Il volume si divide in due parti. La prima contiene la traduzione di alcuni “Entretiens” che la Madre ha tenuto dal 1951 sino al 1958, tutti i mercoledì e i venerdì nella palestra scoperta, in quello che all’Ashram viene chiamato il “Play-ground”. La seconda parte contiene parole di Sri Aurobindo sulla Madre, su quello che è la Madre. Ora questo prezioso documento viene riproposto in formato ebook da Auro e-Books.


Dettagli del libro

Autore: MèreSri Aurobindo

Lunghezza del documento: 152 pagine

Editore: Tapas Germoglio Edizioni – Comunità Aurora

Fonte originale: Libro originale in cartaceo stampato nel 1998 presso MULTIGRAFICA – Vignola -Italia

Collaboratori: Anandamaya, Krishna

Libro disponibile nei formati: Pdf, ePub, Kindle

Lingua: Italiano


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Indice

  • Sri Aurobindo e Mère, cenni biografici
  • Prefazione di Nata

Parte Prima

  • Capitolo I. Considerazioni Ed Esperienze Fondamentali
  • Capitolo II. Condizioni Per La Sadhana
  • Capitolo III. Fede E Abbandono
  • Capitolo IV. Tacere – Non Giudicare
  • Capitolo V. L’emersione Alla Luce
  • Capitolo VI. L’ Ego
  • Capitolo VII. Difficoltà
  • Capitolo VIII. Morte E Rinascita
  • Capitolo IX. Esperienze Della Madre
  • Capitolo X. Forze Avverse
  • Capitolo XI. L’amore
  • Capitolo XII. Sono Con Voi

Parte Seconda

  • Chi È La Madre?
  • Sri Aurobindo Sulla Madre
  • Glossario Dei Termini Sanscriti
  • Bibliografia
  • Comunità Aurora
  • Tapas Germoglio Edizioni

Esempio di Testo:

Il Libro

Capitolo I

CONSIDERAZIONI ED ESPERIENZE FONDAMENTALI

È di tutta evidenza che l’umanità è caratterizzata principalmente dalla capacità mentale di osservare lo scorrere della propria vita. L’animale vive spontaneamente, automaticamente, e se si rende conto che è un essere vivente lo è certamente a un grado infimo e senza importanza. Per questo motivo l’animale è tranquillo e non si tormenta con pensieri e ragionamenti. Anche quando è ammalato o ha subito un accidente, la sua sofferenza è ridotta al minimo, perché non ha la capacità di osservarsi, perché non può proiettarla nella sua coscienza e nel futuro, perché non riesce a formarsi idee su quanto gli è successo.

L’eterna preoccupazione di ciò che avverrà è incominciata con l’uomo e questa preoccupazione è la causa principale, se non unica, dei suoi tormenti. Con una coscienza capace di oggettivarsi sono incominciati l’ansia, le immaginazioni dolorose, le preoccupazioni, i tormenti, il timore di future catastrofi, che obbligano la maggioranza dell’umanità a vivere in perpetua sofferenza. E badate bene che quando dico la maggioranza dell’umanità intendo riferirmi alla più consapevole.

L’uomo è troppo cosciente per rimanere indifferente, ma non lo è abbastanza per conoscere lo svolgimento futuro delle cose. Si potrebbe dire senza esitazione che fra tutti gli esseri viventi è il più infelice; è vero che la causa principale è la condizione atavica, ma non per questo è meno infelice. Solamente con l’acquisizione di una capacità spirituale che lo elevi ad un livello superiore sostituendo l’incoscienza animale con una super-coscienza spirituale potrà, non solamente conoscere lo scopo della sua esistenza, ma ottenere una fiducia chiaroveggente a cui affidarsi e rimettere il peso della propria vita e del suo avvenire, abbandonando ogni preoccupazione.

È impossibile per l’uomo ridiscendere al livello animale perdendo lo stato di coscienza acquisito, di conseguenza non esiste per lui che un solo mezzo, una sola strada per uscire dallo stato che ho classificato come infelice per emergere a una condizione superiore in cui il preoccuparsi viene sostituito dal fiducioso abbandono e dalla certezza di un avvenire luminoso – questo mezzo, questa strada, consiste in un cambiamento di coscienza.

È pur vero che non esiste condizione più miserabile che sentirsi responsabile di un’esistenza di cui non si possiede la chiave, di cui non si possiede la formula che permetta di risolvere i problemi che assillano. L’animale non ha problemi. Vive. Il suo istinto lo spinge, esso dipende da una coscienza collettiva in possesso di una conoscenza innata, superiore alle possibilità singole. Le cose si svolgono in modo automatico, spontaneo, senza bisogno di volere né di svolgere uno sforzo perché vadano in quel determinato modo; tutto è naturale, e dato che non è responsabile della propria vita, non conosce preoccupazioni. Con l’uomo nasce il senso della responsabilità, il peso di dover dipendere da se stesso; ma non avendo la conoscenza necessaria, il tormento continuo diviene legge del suo essere. Questo tormento non può aver fine che con la sommissione totale a una coscienza superiore a cui affidarsi interamente, abbandonando ad essa la cura di dirigere la propria vita e di tutto organizzare.

Come risolvere il problema quando non si ha ancora la conoscenza voluta per poterlo risolvere? E la cosa è tanto peggiore in quanto nell’uomo esiste la convinzione che tocca a lui risolvere i problemi che la vita gli presenta. Da là provengono le difficoltà e i tormenti. All’eterna domanda: Che devo fare? Come comportarmi? Se ne aggiunge un’altra: Cosa succederà? – Domanda a cui non ha purtroppo la capacità di rispondere.

Per questo motivo tutte le discipline spirituali insistono sulla necessità di abbandonare ogni responsabilità, rimettendosi ad un principio superiore. Senza questa sommissione la pace indispensabile a una proficua sādhāna diviene impossibile.

Tuttavia all’uomo è stata concessa la coscienza affinché possa progredire e scoprire quello che ignora, affinché sviluppi quello che in lui si trova allo stato embrionale e possa acquisire una condizione superiore a quella di una pace immobile e statica. Si tratta di conquistare un tale grado di fiducia da mantenere inalterato lo sforzo sostenuto da questa volontà di progresso, libero dall’ansia e dalla preoccupazione per i risultati e le conseguenze. Questo è il passo in avanti nei riguardi dei metodi che potremmo chiamare “quietisti” che, immersi nell’immobilità e nel silenzio interiori, rifiutavano la vita ed ogni attività ad essa inerente, perché l’uomo credeva che non fosse possibile avere la pace vivendo nelle condizioni di esteriorità, nelle difficili condizioni di chi deve affrontare problemi senza possedere la capacità di risolverli. Lo yoga di Sri Aurobindo ci obbliga invece ad affrontarli con la calma e la più assoluta fiducia nel supremo Potere di conoscenza che ci fa agire. Allora l’azione anziché essere abbandonata può essere svolta in una forte ed attiva pace superiore. È ciò che potrebbe esser chiamato il nuovo aspetto del divino intervento nella vita, il nuovo aspetto della realizzazione spirituale.

Appare evidente che l’umanità è giunta ad uno stato di tensione generale – tensione nello sforzo, tensione nell’azione, tensione nella vita quotidiana – e ad una super-attività così eccessiva, a una trepidazione così diffusa, che l’insieme della specie umana sembra aver raggiunto il punto di frattura per sorgere ad una nuova coscienza o ricadere nell’abisso dell’oscurità e dell’inerzia.

Questa tensione è così totale e così generale che qualcosa deve necessariamente spezzarsi. Non si può continuare in questo stato. Si può prendere la condizione del mondo attuale come il sicuro indice dell’infusione nella materia di un nuovo principio di forza, di coscienza, di potere, e la tensione come il prodotto della pressione di questo nuovo principio. Nei mezzi che la Natura impiega quando vuol produrre uno sconvolgimento, esiste un aspetto completamente nuovo, un aspetto visibile solamente ad un’élite abbastanza estesa.

Questo nuovo aspetto o carattere non è localizzato in un solo punto, in un solo paese di questo mondo, i segni si scoprono ovunque, si tratta della volontà di trovare una soluzione ascendente, nuova e più alta, dello sforzo per emergere in una perfezione più vasta e più comprensiva.

Certe idee di natura collettiva si stanno elaborando ed hanno incominciato ad agire nel mondo. Due cose vanno di pari passo: contemporaneamente alla nascita o piuttosto alla manifestazione d’idee e di volontà molto più elevate, più comprensive e più perfette di quelle che agivano prima, a una possibilità più grande e più totale, è stata fatta un’invenzione che aumenta all’infinito le possibilità di una catastrofe che produrrebbe danni mai visti prima.

Questa lotta, questo conflitto ogni giorno più evidente, più visibile, fra le forze costruttive d’evoluzione ascendente, di realizzazione sempre più perfetta e divina e le forze dotate di un gran potere di distruzione, di una follia che sfugge ad ogni controllo, si esprime in una specie di corsa a chi arriverà prima. Sembrerebbe che tutte le forze avverse antidivine, le forze del mondo vitale, siano discese sulla terra e se ne servano come campo d’azione per misurarsi con l’alta e possente forza spirituale discesa per la prima volta sulla terra per apportarvi una nuova forma di vita. È ciò che rende la lotta acuta, violenta, visibile, ma anche più definitiva, che permette di sperare in una non lontana soluzione del problema.

In un tempo assai recente, l’uomo volgeva la sua aspirazione spirituale verso una pace silenziosa, inattiva, distaccata da tutte le cose di questo mondo, rifugiandosi in una pace frutto dell’arresto di ogni azione, che gli permetteva di situarsi al di sopra della lotta, liberandolo da ogni conflitto e dalla sofferenza. Questa era considerata la vera e sola espressione della vita spirituale e divina. Era ciò che si chiamava Grazia divina, aiuto divino, ed ancor oggi, in quest’epoca di angoscia, di ipertensione, è il più ambito fra lutti gli aiuti che ci vengono dall’alto, la consolazione che si richiede e si attende e, per molti ancora, il segno del divino intervento.

Infatti nessuna realizzazione è possibile senza che questa perfetta e immutabile pace sia previamente stabilita. È la base su cui tutto dev’essere organizzato, ma a meno che non si aspiri a una liberazione che tutto escluda, personale ed egoista, non è sostegno accettabile né sufficiente.

Esiste un altro aspetto della Grazia divina, l’aspetto del progresso che vince tutti gli ostacoli, l’aspetto che proietterà l’umanità in una nuova realizzazione, che aprirà le porte di un mondo nuovo capace di elevare l’umanità fino a livelli a tutt’oggi mai raggiunti. Le porte della realizzazione si apriranno sull’avvenire delle possibilità già previste, in cui tutta o una parte dell’umanità – che in piena consapevolezza o inconsapevolmente si è aperta a questa nuova forza – verrà elevata ad una vita più alta, più armoniosa, più perfetta. Se le trasformazioni individuali non saranno possibili o permesse, vi sarà un’elevazione dell’insieme, un’armonizzazione del tutto che permetterà ad un ordine nuovo di stabilirsi, facendo sì che l’angoscia del disordine e delle lotte attuali sparisca lasciando il posto libero a un totale funzionamento armonioso.